Errare. Riflessioni e creatività.

Questo che vi si propone qui di seguito è un breve testo di Paola Barbieri (designer). È una lettura molto breve, facile, scorrevole e interessante e di cui si consiglia la lettura fino alla fine.

È estratto dal volume “Errare – I quaderni della Lumaca n.4” edito da Fulmino Edizioni.

Abbagli e illuminazioni, lucciole e lanterne.

Non possiamo esimerci dall’errare, nel senso di commettere errori, ma anche errare nel senso di vagare senza meta: in entrambi i sensi l’errare ha un ruolo cruciale per l’homo sapiens.

Dall’errare, dalla ricerca, dalla curiosità di conoscere, dalla capacità di risolvere problemi trovando strade alternative, dal porsi domande inedite e apparentemente inutili, derivano creatività e capacità di innovazione.

La nostra stroria è costellata di un’ampia varietà di abbagli: errori di impostazione, valutazione, interpretazione e di fallimenti documentati da una solida letteratura. Fare errori è inevitabile, imparare dagli errori è cruciale.

Vagare senza meta anche se considerato di poca utilità ai fini pratici è quell’errare che ci ha regalato e regala illuminazioni in tutti i campi: scienza, filosofia, poesia, arte, letteratura, musica. In particolare la letteratura di stampo americano, che studia con interesse la creatività, riporta che la capacità di innovare produce grandi balzi quando questi universi si ibridano in contesti anche informali, la banale pausa caffè per esempio, in cui p possibile lo scambio di saperi e punti di vista tra discipline diverse.

Per questo le indicazioni sono che i gruppi di ricerca siano quanto più vari possibile e i singoli partecipanti abbiano a disposizione tempi e spazi per favorire gli scambi informali e per coltivare hobbies e passioni.

Una cosa curiosa delle illuminazioni scaturite dall’errare, infatti, è che spesso nascono nella periferia delle vite dei sapiens protagonisti: nel dormiveglia (Kekulè e la formula del benzene), passeggiando in spiaggia con il cane (George de Mestral, ingegnere della NASA inventore del Velcro), osservando bambini giocare con una palla per strada (Biro, l’ingegnere che inventò l’omonima penna) sono gli esempi più noti.

Le illuminazioni non sono una casualità, sopratutto perchè bisogna saperle riconoscere e per farlo occorre che la mente sia preparata.

Sappiamo riconoscere le illuminazioni e gli abbagli, alla luce di quelle solide lanterne costruite attraverso lo studio e la conoscenza. Abbagli e illuminazioni avvengono nella mente.

La mente è colorata

La mente colorata è il modo con cui viene rappresentata graficamente e divulgata l’attività del cervello.

Di solito viene proposta l’immagine di due emisferi, quello destro è quello colorato – ed è quello dell’errare, dell’immaginazione, del pensiero divergente e creativo – e quello sinistro tendente al grigio è quello del pensiero logico e razionale.

In realtà la mente è tutta colorata:

la fitta, intricata, complessa, sorprendente, misteriora rete neurale mette in relazione, connette, stimoli visivi, olfattivi, uditivi, tattili, chimici, ambientali e culturali.

Lucciole e lanterne

L’immagine di tutta questa attività neuro-chimica ricorda i segnali elettrochimici delle lucciole. Per alimentare questo luccichio, il corpo e l’attività motoria sono rilevanti, non siamo solo mente.

Tanto più la mente sperimenta concretamente, conosce, entra in relazione con gli altri, erra in nuovi territori, quanto più diventa capace di associare stimoli diversi formando nuove configurazioni, è cioè creativa e più capace di innovare.

Alla conoscenza e alla creatività servono lucciole e servono le lanterne.

“I diritti naturali dei bambini e delle bambine” di GIanfranco Zavalloni vanno in questa direzione: il diritto all’aozio, a sporcarsi, agli odori, al dialogo, all’uso delle mani, ad un buon inizio, alla strada, al selvaggio, al silenzio, alle sfumature, alimentano il pensiero creativo.

Perdersi

La paura di prendere lucciole per lanterne, di sbagliare, ci appartiene; pare che ce la portiamo dentro in quella parte di cervello rettiliano sopravvissuto da quando il minimo errore poteva costarci la vita.

Nei durissimi tempi in cui l’homo sapiens abitava le caverne e lottava quotidianamente per la sopravvivenza propria e del gruppo, ha sentito il bisogno di dipingerne con curia e perizia le pareti: un passatempo nelle lunghe permanenze che esprime la necessità di rappresentare, comunicare, raccontare e condividere le storie e il proprio universo.

Le grotte hanno funzionato come laboratorio di ricerca: luoghi dove è possibile ipotizzare, simulare, sperimentare, condividere senza effetti collaterali, come nel gioco.

Quei suoni che accompagnano le immagini sono diventati linguaggio, aprendo la strada a nuovi colori per la mente, lucciole e lanterne.

Laboratori scientifici, tecnologici, artistici, teatri, scuole, sono luoghi dove si può sperimentare e “giocare”.

La scuola è un laboratorio di ricerca cruciale, un luogo aperto a tutti dove poter errare nei saperi, condividere per costruire lanterne e per far scintillare lucciole.

Il più piccolo laboratorio sperimentale di ricerca è un foglio di carta dove portare una matita e il pensiero a fare una passeggiata.

Il banco può essere sufficiente, ma osiamo di più.

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